Se fosse un hashtag potrebbe essere #panico, o più ragionevolmente #consapevolezza.
Il corretto uso del digitale passa infatti per la sua conoscenza, dagli aspetti più interessanti, utili o anche soltanto ludici a quelli più oscuri e sotterranei, ai quali magari non pensiamo nemmeno, soprattutto- paradossalmente- se siamo nativi digitali o se frequentiamo normalmente il Web.
“Contro la retorica del digitale” è il titolo del primo incontro del seminario di studio gratuito del Marina Cafè Noir sull’autodifesa digitale, organizzato in collaborazione con Luna Scarlatta e Festival Pazza Idea 2016- CaЯatteЯe Speciale a Cagliari martedi 27 settembre.
I tre relatori- Giulio De Petra, esperto di innovazione tecnologica e dirigente nelle pubbliche amministrazioni, Francesco Paolo Micozzi, avvocato specializzato in diritto dell’informatica e delle nuove tecnologie, privacy e diritto d’autore, e Giovanni Battista Gallus, avvocato e docente al Corso di Perfezionamento in Digital Forensics, Privacy, Cloud e Cyber Warfare e presidente del Circolo dei Giuristi Telematici- hanno introdotto i temi dell’ “Internet delle cose”, delle sfumature di una privacy ormai quasi irraggiungibile, dei meccanismi della Rete in termini di partecipazione vera e di accettazione spesso passiva delle sue dinamiche. Non sempre e non comunque “buone” a prescindere: “…l’insopportabile retorica della intrinseca bontà del digitale è smentita dai fatti e dal suo ‘lato oscuro’, per cui è importante creare “la resistenza agli usi cattivi della Rete”, così Giulio De Petra in apertura.
La straordinaria opportunità di Internet, che agli inizi sembrava appunto una “sconfinata utopia”, ha, come peraltro è normale in tutte le rivoluzioni tecnologiche epocali, mostrato presto le sue criticità: il saldo negativo tra distruzione e creazione di posti di lavoro nel digitale, la precarizzazione accentuata dai fenomeni pure interessanti come le piattaforme di condivisione o sharing economy come Uber. Per quanto riguarda la partecipazione democratica, invece, l’uso del digitale in politica rivela spesso una comunicazione non “orizzontale” ma unidirezionale, alla vecchia maniera insomma, un po’ come è quella della televisione. I tre esempi più attuali sono certamente il blog di Beppe Grillo, l’uso peculiare che il premier Matteo Renzi fa di Twitter, e i video di propaganda dell’ISIS. Cosa si può fare? Innanzitutto “non lasciare la materia soltanto agli addetti ai lavori, fare formazione e ‘scuola critica’, non solo con la teoria ma anche con strumenti operativi”, così De Petra.
Giovanni Battista Gallus, nel raccontare la narrazione generale di questo “futurismo digitale”, fatto anche di affermazioni affascinanti e discutibili quali “tutto deve essere conosciuto” e “la privacy è un furto”, ha sottolineato la perdita di generatività della Rete, dovuta al moltiplicarsi di circuiti chiusi che ne limitano, appunto, gli sviluppi possibili (e liberi). Il pensiero va subito all’enorme potere di accentramento in un solo motore di ricerca, oppure a Facebook, che è per definizione una piattaforma chiusa. O ancora, l’importante problema del monopolio dell’informazione.
La Rete, insomma, viene usata come una enorme macchina per profilare gli utenti ma non era questo il suo scopo originario. E quello che si può fare è proprio “tornare alle origini” del Web, in cui le persone abbiano la consapevolezza della sorveglianza e della profilazione, anche nelle attività quotidiane che vanno dall’uso del GPS (o di altre app) sullo smartphone all’ipotesi attuale dei veicoli totalmente autonomi o alla domotica. Riprendere la Rete come spazio di libertà, perché il suo controllo sulla nostra vita non è ineludibile.
Per quanto riguarda l’ Internet delle cose (IoT), Francesco Paolo Micozzi ha efficacemente ricordato che siamo già a 22 miliardi di devices collegati alla Rete, e siamo avviati a raddoppiarli entro il 2020.
I rischi degli smart “cosi”, di tutte le molteplici forme di utilizzo pratico del digitale (da Arduino alle Tv di ultima generazione che in qualche caso hanno un microfono e una telecamera incorporati e letteralmente ci ascoltano), sono legati innanzitutto a una bassa sicurezza dei dispositivi, che magari contengono la password, o sono sensibili ai malware e ai sistemi di intrusione. “Siamo arrivati a questo: anche una Tv che ti ascolta è diventata ‘smart!”, così Gallus. E che dire dei dispositivi medici, ad esempio per l’insulina o i pacemaker, che possono essere controllati online?
Gli esempi sono molteplici, e altri due incontri già in calendario a ottobre potranno offrire degli strumenti pratici di grande utilità, anche “for dummies” o semplicemente per chi finora non ci aveva mai pensato, alla necessità di proteggersi. Perchè è necessario “…difenderci dal digitale, pur amandolo. Avendo cioè più consapevolezza degli strumenti per poi poterli eventualmente disabilitare” (Micozzi).
Giovanbattista Gallus
Diritto d’autore, diritto penale, tutela della privacy e diritto dell’informatica e delle nuove tecnologie sono le sue principali materie di competenza. Dopo la laurea cum laude in giurisprudenza in Italia si trasferisce in Gran Bretagna per il Master of Laws in Maritime Law e Information Technology Law alla University College London – UCL.. In seguito consegue il titolo di dottore di ricerca. Nel 2009 ottiene lo European Certificate on Cybercrime and Electronic Evidence (ECCE). È ISO 27001:2005 Certified Lead Auditor (Information Security Management System).Iscritto all’Albo degli Avvocati dal 1996, Cassazionista dal 2009, collabora con la cattedra di Informatica Giuridica dell’Università di Milano ed è docente al Corso di Perfezionamento in Digital Forensics, Privacy, Cloud e Cyber Warfare. Fellow del Nexa Center on Internet e Society e del Hermes Center for Transparency and Digital Human Rights. Autore di diverse pubblicazioni sui temi citati e relatore nei principali convegni nazionali e internazionali, affianca alla professione attività di formazione, in particolare nel campo del diritto d’autore, del Free software – Open Source, della tutela della privacy, della sicurezza informatica e della digital forensics. Past Presidente del Circolo dei Giuristi Telematici, fondato nel 1998, primo esempio italiano di associazione giuridica telematica. È inoltre membro del Consiglio Direttivo di ANORC, Associazione Nazionale per Operatori e Responsabili della Conservazione Digitale, e di ABIRT, Advisory Board Italiano dei Responsabili del Trattamento dei dati personali.
Francesco Paolo Micozzi
avvocato specializzato in diritto dell’informatica e delle nuove tecnologie, privacy e diritto d’autore. Scrive per LeggiOggi e cura il blog Quid Novi. Collabora con le cattedre di Informatica Giuridica e Informatica Giuridica Avanzata dell’Università di Milano, ed è fellow del Centro Hermes per la Trasparenza e i Diritti Umani Digitali.
Giulio De Petra
Esperto di innovazione tecnologica nelle pubbliche amministrazioni, ha maturato una pluriennale esperienza ricoprendo ruoli di direzione nell’Amministrazione centrale dello Stato e nelle Amministrazioni pubbliche regionali e locali.
E’ attualmente Fellow del centro di ricerche Nexa del Politecnico di Torino e coordinatore del gruppo di ricerca della Fondazione Astrid per la Agenda Digitale.