Quattro giorni intensi di incontri, letture, musica, arte e proiezioni, e soprattutto scambio di idee e persone: tutto questo e molto altro a Cagliari, nella bellissima cornice del Ghetto, un antico centro culturale nel centro della città.
Dal 24 al 27 novembre abbiamo vissuto il ricco programma costruito quest’anno sullo sguardo sempre diverso e privilegiato dell’arte, che esplora i nostri tempi aiutandoci a capirne la complessità.
Preceduto dallo spettacolo a Orani dedicato allo scrittore Sergio Atzeni, una voce “speciale” per definizione, l’appuntamento cagliaritano ha visto la partecipazione di un pubblico molto folto e appassionato, che come ogni anno apprezza soprattutto il taglio di approfondimento dei nostri eventi.
Abbiamo aperto e chiuso il festival con delle giornate dedicate alla poesia, alla musica e alle grandi icone del Novecento, presenti non solo nei ritratti dell’artista Graziano Origa ma anche negli incontri-omaggio a Bob Dylan, Frida Kahlo e nell’approccio visionario degli architetti futuristi. E’ stato un giovedì piovoso e pieno di parole e note sul “daimon” e il destino, sulla Storia raccontata in musica, sulle avanguardie del pensiero, momenti stimolanti come nei workshop mattutini di venerdì e sabato.
I momenti più “operativi” di Pazza Idea sono uno degli aspetti caratteristici del festival e intendono unire l’approccio teorico a quello pratico, sono sempre una occasione di confronto con chi si conosce già – come nel caso degli ascoltatori della radio- e chi si ascolta per la prima volta, magari a proposito di design o del proprio “strano” mestiere creativo.
I focus sulla cultura digitale hanno abbracciato gli aspetti nuovi della comunicazione culturale e politica; ma in realtà la Rete e le diverse forme di socialità e interazione che ha creato sono tornate in molti incontri con i nostri ospiti, talvolta in riferimento alle dinamiche di viralità e “hate speech”, i funzionamenti o malfunzionamenti dello strumento, o ancora con la promozione – ancora non bene compresa- della cultura sui social media, letteratura compresa.
I libri, questi amici fedeli: ci hanno accompagnati per tutto il percorso, parlandoci di coraggio e di attimi che cambiano il percorso, le convinzioni, l’idea stessa che si ha della vita, accendendo un riflettore sulle esistenze cosiddette “normali” che però contengono in sè qualcosa di straordinario, raccontando i lati più oscuri e perfino addentrandosi nel “cuore di tenebra” della Storia italiana. Ancora, la riscoperta dei legami familiari più potenti, degli incontri che ci hanno formati, e sempre, dappertutto, l’arte nelle sue diverse forme che lega e avvince, che rende improvvisamente evidente l’universalità dei sentimenti più forti, delle “tempeste” di ognuno di noi.
Avete mai visto il pubblico chiedere il bis…a una poetessa?
E un premio Strega che racconta della tenerezza maschile, e del fatto che è ora di fare i conti con questa vulnerabilità, il tutto mentre un giovane street artist esegue la sua opera?
E una grande studiosa emozionarsi sulle note di un compositore che suona per Shakespeare? E una sala gremita di persone che ascoltano letteratura, poesia e musica, o che partecipano entusiaste a un workshop sulle storie, i social, i freelance? E ancora il punk, la nostra città, le storie piccole e grandi. Molti elementi che insieme e singolarmente ci possono aiutare a leggere la realtà.
Tutto questo è successo quest’anno a Pazza Idea- CaЯatteЯe Speciale, oltre, naturalmente, agli incontri con gli amici di vecchia data, quelli nuovi, i bravi studenti della Facoltà di Scienze della comunicazione, i blackout di corrente con cui i nostri bravi tecnici hanno combattuto, il divano bianco e il vino rosso, la gatta che gironzolava, la pioggia e gli invincibili tramonti dalla terrazza del Ghetto, la nostra Venere-Frida blu che ci ha fatto da nume tutelare, e quell’invito che ci accompagna sempre: “Fai un favore, leggi poesia!”
Grazie a tutte e tutti. Al prossimo anno!
#pazzaidea16